Se un giorno in primavera un viaggiatore…

La primavera viaggia veloce. Più veloce degli aerei, dei treni e delle macchine. La primavera viaggia veloce e c’inganna sempre.

Ho sempre trovato violenta la primavera. Non ci si accorge mai del suo arrivo. È improvvisa e violenta. Come è violento il verde tenero e pieno di vita delle prime gemme degli alberi.

Se devo iniziare a scrivere un atlante di viaggio allora dovrò iniziare dall’inizio anche se gli inizi non mi piacciono. Generalmente iniziavo a scrivere dalla fine. È più semplice. Hai un ancoraggio a cui tornare. Sai che il viaggio è concluso.

Ma ora che ho preso la mia decisione, l’inizio non poteva che prenderselo la primavera. La primavera s’intrufola in città. Il verde lacera con forza la pietra dei vicoli stretti del centro storico: vicolo Lungo, vicolo S. Clemente, vicolo Fontanone. Compare sui muri di cinta dei palazzi, colorandosi di puntini lilla e bianchi. Contorna le radici degli alberi che gonfiano i marciapiedi sui grandi viali trafficati. Gli alberi cambiano forma, le geometrie intrecciate dei rami spogli cominciano ad essere bucate da piccole foglie decise ad abitare le fronde fino ad autunno inoltrato.

La primavera in città arriva a fazzoletti che diventano improvvisamente delle verdi lenzuola. Profumate e ronzanti. Come diventerà il vecchio faggio nel parco di Largo Torrelunga. Sta aggiustando la sua chioma intricata per assaggiare il violento sole estivo e le pesanti gocce di un temporale d’agosto.

La primavera arriva in città e intacca anche gli alberi che non sono mai abbandonati dal verde. Il grande pino che in piazzale Arnaldo apre la salita verso il Castello, stende sicuro i suoi rami. Avvolto da una folta edera, sembra essersi dimenticato il peso della neve invernale.

La primavera è feroce e racconta il nuovo. Perciò inizierò il mio atlante in primavera. Sotto i buoni auspici della clorofilla che ricomincia a colorare le foglie.
Dalla primavera non si può sfuggire. Perché racconta storie. Devo riempire un atlante e iniziare un viaggio. In città. In primavera. Un viaggio per la primavera in città.

Qual è la vostra primavera in città? Già potrebbe essere l’inizio del mio atlante, se un giorno in primavera un viaggiatore…

Informazioni su un viaggiatore senza guida

Non mi è mai piaciuto il termine viaggio, l'ho sempre utilizzato poco. L'ho sostituito con vagabondaggio, peregrinazione, spostamento, pellegrinaggio. Giorgio dice che lo facevo perché volevo nascondermi, far sembrare che facessi qualcosa di diverso da quello che facevo. In effetti, leggere Sebald non mi ha aiutato. Anch'io avrei voluto essere un vagabondo saturnino come lui e creare i suoi intricati, commoventi labirinti. Ma non ci sono mai riuscito. Anche se Giorgio, il mio editore per trent'anni, mi ha detto che me la sono sempre cavata molto bene. “Lo sai quanta gente le tue guide hanno accompagnato?” Già, dall'introduzione geografica, alla storia delle città e dei paesi, dai monumenti più significativi ai consigli gastronomici, fino alla fedele mappa finale. Per me oggi il viaggio è finito. Forse l'ho fatto per troppo tempo. Ed è tempo di fermarsi. Almeno con il corpo, almeno per un po'. L'ho deciso un giorno, all'improvviso. Giorgio c'è rimasto male. Mi ha detto che le mie guide si vendono bene. Credo che sia un po' preoccupato per me. Io non lo sono. L'ho deciso un giorno in una libreria, circondato da tutte le guide che avevo scritto. Ne ho aperta una a caso "...le prime ore del pomeriggio sono le migliori per un’escursione ad Arthur’s Seat, il vulcano a forma di cono estinto..." Certo Arthur's Seat, e le suole di gomma che si sporcano di terra vulcanica. E poi "...ci allontaniamo dal vociare turistico per giungere a calli e campielli contornati da case alte e in rovina...". Naturalmente, il quartiere ebraico di Venezia. Ed ecco un indice, Helsinki, Tampere, Oulu, la Finlandia. Ma tutte quelle parole era come se non fossero state le mie parole. Era come se non mi restituissero i posti in cui ero stato. Era come se non m'appartenessero. Forse è giunto il momento di scrivere il mio viaggio, di riscrivere i viaggi che avevo vissuto. Mi serve un posto e penso di averlo trovato qui, in questa città, a Brescia. Mi serve un posto dove annotare, dove dare forma alle colline su cui ho camminato, ai ciottoli su cui sono inciampato, alla sabbia che mi è entrata nelle scarpe, ai venti che mi hanno accarezzato e sferzato la pelle, al rimbombo dei miei passi nella sala vuota di un museo, allo stupore di fronte ad un cantiere che ha inghiottito la memoria di un pezzo di città. Mi serve un atlante. Gli atlanti mi sono sempre piaciuti. Mi piace vedere rappresentare il mondo sulla carta attraverso un sistema codificato di linee e colori. Mi da sicurezza. Ma questo sarà il mio atlante, senza schemi, senza regole, perché i viaggi che ci raccontano non ne hanno. Un atlante di viaggio in cui ritrovare la mia vita e scoprire una città in movimento.

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